Una rilettura mitologica della dipendenza affettiva in un’eroina classica
Nella dipendenza affettiva un partner si lega all’altro considerando il rapporto come unica fonte per la propria realizzazione personale e assumendo una posizione “down” nel rapporto in cui ci si trova a dipendere dagli stati emotivi dell’altro e a mettere in secondo piano i propri spazi personali, desideri e bisogni.
I risvolti della dipendenza affettiva si possono rintracciare in molte storie, antiche e moderne; protagonista di una di queste è un’eroina classica, Didone, regina e fondatrice di Cartagine. Il ritratto di questa donna colpisce per la sua potenza espressiva, nei momenti di passione e in quelli tragici.
In lei si ritrova una donna molto forte e in ascesa che in si pone in contrasto con lo stereotipo della donna “dipendente affettiva” come fragile o poco definita nella sua indeterminatezza. Didone è dura e irreprensibile: è passata attraverso il lutto del suo sposo, ha lasciato la sua famiglia d’origine e ha sfidato la fortuna andando in una terra straniera. Per lunghi anni impone la sua autorevolezza regnando su una città di cruciale importanza; si dimostra una donna razionale, non propensa a lasciarsi guidare dai sensi e dalle passioni fino all’arrivo sull’isola di Enea, eroe naufrago e bisognoso del suo aiuto.
La caduta di Didone potrebbe coincidere non con la fine della storia con l’eroe che la abbandonerà per salpare verso l’Italia, ma con l’innamoramento per Enea che innesca in lei un grande cambiamento: sperimenta il mondo degli affetti, accede ad emozioni e sentimenti che non si era mai concessa prima. Forse per la prima volta desidera essere guidata e sente di potersi affidare a lui. Si lascia andare alla passione allontanandosi anche dai valori della società e da un sistema di regole sociali improntate sul senso del dovere con cui è cresciuta e che fanno parte di lei. Le regole dopo l’incontro con Enea vengono sospese e nell’innamoramento i due vivono come fuori dal loro tempo, nella braccia l’uno dell’altra.
Quando Enea decide di andarsene per fondare Roma, richiamato dal Dio, Didone non trova più nulla di quello che era e non riesce più a trovare il senso di vivere. Tutto diventa dolore, rabbia, delusione. La vergogna nei confronti del suo popolo la sovrasta, l’insensatezza di una vita senza di lui schiaccia ogni prospettiva e decide quindi di darsi la morte.
L’esempio di Didone sottolinea come l’estrema fragilità possa convivere con una grande forza d’animo. Ad andare a pezzi, effettivamente, è una donna forte e risoluta, resistente in un mondo di guerre e di decisioni gravi, capace di fare fronte alle responsabilità di una regina e di governare il suo popolo.
L’incontro con Enea le permette di accedere e dare voce a parti importanti di sè, bisogni profondi e inespressi, facendole intravedere la possibilità di un rapporto intenso e inebriante. La parte di Didone più affettiva e repressa viene risvegliata e accolta però da un uomo che, dopo del tempo, non è più disponibile per continuare la relazione.
Le emozioni e le “montagne russe” che vive una persona immersa in un rapporto fortemente sbilanciato come nel caso della dipendenza affettiva sono molto intense e possono segnare dei solchi molto profondi nella persona coinvolta. La dimensione della dipendenza richiama da vicino i concetti di astinenza e craving (desiderio impellente di una sostanza psicoattiva o di qualunque altro oggetto-comportamento gratificante) perchè si fa affidamento alla relazione per il proprio benessere ed equilibrio; la persona dipendente affettiva risulta del tutto vincolata alla disponibilità della persona amata come se la relazione agisse da droga a cui si sente di dovere per forza ricorrere.
Si potrebbero fare dei parallelismi tra la situazione di disperazione di Didone e la sensazione di vuoto e di inutilità legata agli spiccati vissuti abbandonici che caratterizzano la dipendenza affettiva. Dopo l’abbandono la vita sembra non essere più possibile, ma spesso anche se si è in una relazione di coppia si vive in contatto costante con la paura di essere abbandonati.
Questi vissuti possono costituire un valido punto di partenza per la terapia psicologica in cui si cerca di fare emergere i nodi problematici che hanno innescato processi relazionali ripetitivi e disfunzionali a partire da relazioni di attaccamento, esperienze precoci di separazione, modalità di scelta del partner e dinamiche prevalenti nell’incastro di coppia.
Il vuoto che risuona in cima alla scogliera dove Didone scorge la nave di Enea allontanarsi dal porto e dalla sua vita potrebbe rappresentare l’estremo sacrificio di una persona che sperimenta la dipendenza affettiva per mantenere la relazione con l’amato.
Nel racconto tragico di Virgilio la danza di Enea è solo accennata perchè se ne va via veloce, irremovibile nella sua decisione razionale al richiamo del dio Apollo.
Spesso è molto utile ipotizzare che il partner in posizione “up” sia a sua volta co-dipendente in quanto bisognoso di attenzioni, cure e di sperimentare il potere nella relazione che il partner dipendente gli riesce a garantire.
La danza di Didone finisce in modo tragico, un finale che rappresenta un tratto tipico nella tradizione letteraria greca. La morte di Didone può essere interpretata come una reazione all’impossibilità di far continuare il rapporto con l’uomo amato e ad elaborare la perdita.
Il mantenimento della relazione generalmente viene sempre pagato a caro prezzo dal partner “dipendente” che si focalizza in modo esclusivo sui bisogni e i desideri dell’altro, perdendo in parte i confini della propria identità, smettendo di coltivare propri spazi di autonomia e crescita e lasciandosi divorare dal vuoto. Nel corso dell’intervento psicologico queste dinamiche possono essere collocate e approfondite nel contesto di vita della persona e della sua storia.