Il trauma interrompe il senso di continuità della vita, la rielaborazione permette un nuovo equilibrio
Ciascuno vive nella propria vita esperienze più o meno negative. A volte può accadere però di imbattersi in eventi che fanno sentire completamente impotenti e senza risorse.
Tali vissuti sono connessi ad esperienze traumatiche alle quali la mente reagisce attraverso pensieri ricorrenti, intrusivi, agitazione, iperattivazione, negazione e/o stati depressivi, nel tentativo di elaborare il trauma emotivo.
Il trauma psicologico può essere definito come una “crepa dell’anima”, che interrompe l’equilibrio e il senso di continuità della vita con conseguenze negative sulla persona che lo vive.
In psicologia sono state identificate due tipologie di traumi: i piccoli traumi, ovvero quelle esperienze che disturbano ma sono percepite come poco pericolose (per sempio un’umiliazione subita); i traumi più grandi, ovvero quegli eventi che possono portare gravi conseguenze fisiche a se stessi o alle persone vicine (per esempio incidenti o abusi).
Elaborare un trauma significa arrivare alla consapevolezza di quanto accaduto, significa poterlo ricordare senza che quell’evento sia eccessivamente disturbante nella vita quotidiana, impedendo lo svolgimento di compiti che potrebbero essere vissuti come legati ad esso, e significa ritrovare un equilibro spezzato in passato dall’esperienza negativa.
Una delle tecniche maggiormente riconosciute a livello mondiale per l’elaborazione del trauma è l’EMDR (Eye Movement Desensitisation and Reprocessing), un approccio, scientificamente comprovato da studi che ne documentano l’efficacia nel trattamento in diverse aree d’intervento come la depressione, l’ansia, le fobie, il lutto, i sintomi somatici e le dipendenze.